Chi comanda sul nome a dominio?

DiSandra Bertolacci

Chi comanda sul nome a dominio?

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La risposta a questa domanda è piuttosto semplice:  chi comanda è il Registrant.
Ma la pratica non è sempre così limpida.

Il Registrant, o assegnatario è il soggetto privato, ente, o azienda che richiede la registrazione di un dominio su un determinato .TLD. Al momento della registrazione fornisce una serie di dati identificativi, tipicamente nome e cognome, ragione sociale, con codice fiscale o partita iva, indirizzo e telefono. Ultimo e molto importante: l’indirizzo email.

E’ bene tenere sempre aggiornati e veritieri questi dati, poiché attraverso essi l’assegnatario può effettuare qualsiasi operazione: variarne i nameserver, rinnovare, trasferire o eventualmente cancellare il dominio, oppure richiedere la variazione dei dati del registrante stesso. Soprattutto in presenza di procedure automatiche, gli strumenti volti a garantire il “potere” sul dominio, possono essere gli stessi che ne causano la perdita.

Nel corso della nostra lunga storia in fatto di registrazione di domini, abbiamo potuto fare esperienza dei più diversi casi. Ve ne raccontiamo qualcuno, perché possa esservi di ispirazione o spunto di riflessione.

[I fatti seguenti sono veri. Nomi e dati sono di fantasia]

  • Il .ru della società senza puntini

Nel lontano 19… una certa azienda di nota fama internazionale, titolare di un marchio registrato a livello internazionale, aveva provveduto alla registrazione del nome su diversi TLD nazionali, tra cui l’estensione nazionale russa .RU. La registrazione era stata effettuata a nome della ragione sociale “Nome Azienda SRL” (senza puntini).

Passarono molti anni, in cui il dominio venne rinnovato automaticamente senza variazioni. Finché non fu necessario trasferirlo. Ed ecco che l’azienda richiedente si presenta con la sua visura camerale moderna, in formato pdf firmato elettronicamente in cui compare la ragione sociale “Nome Azienda S.R.L” (con i puntini!)

Registra il tuo Marchio

Non ci crederete…la richiesta fallì, la “Nome Azienda S.R.L” non fu riconosciuta come la legittima assegnataria del dominio: c’erano dei puntini di troppo !

  • Furbetto all’opera, una truffa sventata

Pensate a un dominio, che consiste in un termine di uso comune, registrato ed utilizzato da anni; anzi ad un superdominio.it, con un importante valore commerciale.

Il Signor Furbetto lo desidera moltissimo per la propria impresa dallo stesso nome. Dapprima tenta di ottenere il dominio seguendo modalità lecite, cioè chiedendone la “cessione” al Sig. Attuale Assegnatario; poi attraverso l’opposizione legale con procedura di riassegnazione presso il Registro (fallita: il Registro conferma Attuale Assegnatario come avente diritto).

In ultimo, l’azione disperata e truffaldina, per appropriarsene indebitamente: manda una richiesta via email al Registrar dichiarando falsamente “Io sottoscritto, Attuale Assegnatario…richiedo l’invio del codice authcode al mio indirizzo <attuale.assegnatario@gmail.com>”.

La richiesta è parsa subito sospetta, nelle modalità e nella forma (un indirizzo generico che chiunque potrebbe attivare senza essere il sig. Assegnatario). Dar corso ad una richiesta simile avrebbe comportato il trasferimento del dominio, la reintestazione fraudolenta al Sig. Furbetto, e la definitiva perdita del Sig. Intestatario.

  • Contratti con clausola di reintestazione

Quante volte abbiamo sentito queste parole: “Tanti anni fa ho fatto registrare il mio dominio dal sig. XXX che mi ha creato il sito web, ma i dati di registrazione non sono corretti, non sono i miei…” oppure “Il sig. XXX che ha registrato il dominio per mio conto, ma non riesco a trasferirlo”.

Un’azienda, pur preparatissima nel proprio settore d’attività, non è certo tenuta ad essee competente anche sui domini; potrebbe non comprendere o sottovalutare i messaggi automatici, o non dare il dovuto seguito ad azioni richieste dai Registri, col rischio di non rinnovarlo o perderlo. E’ per questo che spesso delega un soggetto esterno (il provider, un consulente, l’agenzia che effettuato la registrazione) nella gestione del dominio.

L’incaricato registra quindi il dominio a nome dell’azienda, ma inserisce il proprio indirizzo email per la gestione dei messaggi. Benché sconsigliata, è una pratica frequente; positiva e utile, se attuata consapevolmente, e con specifici limiti di incarico.

Non è accettabile, invece, se l’incaricato…

– intesta a se’ i domini, invece che all’azienda;
– utilizza il proprio indirizzo email senza un esplicito accordo col cliente;
– modifica i dati del registrante in caso di dissapori col cliente (in caso di mancato pagamento, tiene il dominio in ostaggio)

 

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